Rimorchiala in 10 mosse, chiedi al Pickup Artist!

di Alessandro Lolli

Rimorchiala in 10 mosse, chiedi al Pickup Artist!

Film, romanzi, canzoni, serie tv. Ne parliamo Da uomo a uomo con Alessandro Lolli. Nato nel 1989, laureato in filosofia, Alessandro scrive su Soft Revolution, Dude Mag e altrove, aderisce a NoiNo.org e ogni tanto lavora in una sala scommesse. Gli abbiamo chiesto di smontare qualche pezzo di cultura pop, per guardare insieme come funziona la macchina dell'identità di genere. I suoi meccanismi, progettati a coppie di contrari (debolezza/forza, emotività/intelligenza, dolcezza/ruvidità ecc) non girano più tanto bene, e a volte si inceppano. Non è che la violenza nasce anche da lì? E che cosa leggevate e guardavate da ragazzi, mentre diventavate dei "veri uomini"? Aspettiamo i vostri Voi che ne dite?commenti!

Seduto davanti al computer, il consulente segue a distanza i movimenti del suo cliente: grazie a una microcamera inserita sotto la retina, vede esattamente ciò che lui vede. L'uomo si è imbucato in un party riservato, con un solo scopo: rimorchiare. E il consulente è lì per aiutarlo. Non basta trovare una ragazza e parlarci; bisogna prima tagliare fuori la concorrenza maschile, fingere di provarci con l'amica, sparire a intervalli regolari per far crescere il desiderio e sembrare impegnati.

È una scena dello speciale natalizio di Black Mirror, una serie televisiva britannica inedita in Italia: una fantascienza a corto raggio, incentrata sull'influenza di tecnologie futuribili, su una società per il resto molto simile alla nostra. Il consulente interpretato da John Hamm (il Don Draper di Mad Men) infatti si ispira a "coach del rimorchio" che esistono davvero. Si fanno chiamare Pickup Artist, vengono dagli Stati Uniti e hanno formato una comunità di appassionati e seguaci, attiva soprattutto online e presente anche in Italia.
La loro base teorica è un adattamento della Programmazione Neuro Linguistica, una pseudoscienza che propone una visione schematica e prevedibile del comportamento umano e una conseguente possibilità di agire su se stessi e sugli altri, diventando dei leader.

Nel "game", il mondo dei Pickup Artist, si entra con un'iniziazione: l'uomo medio è un AVC, "Average Frustrated Chump", un comune scemo frustrato che deve prendere la "pillola rossa" (quella che in Matrix svela la realtà dietro la realtà), per smettere di credere alle storie sull'amore romantico e la dignità delle donne e iniziare il percorso che lo porterà al livello di "player": un giocatore capace di conquistare qualsiasi donna, giacché tutte seguono lo stesso modello. I Pickup Artist hanno un lessico specialistico, e leggere nei forum i report delle loro serate è abbastanza esilarante: "Ho aperto un field con la mia wing, ho letto gli IOI di una HB8.5, ho disinnescato l'AMOG, fatto un po' di KINO e chiuso con un #close ma niente k-close".

Siamo di fronte a una declinazione fondamentale dell'identità maschile, che molti tentano di argomentare su basi biologiche: la natura predatoria, la necessità del maschio di accoppiarsi con più femmine possibili. Ma ci sono indizi che svelano le fattezze culturali di questo presunto istinto da grandi mammiferi. Per esempio, la cosa curiosa degli Artisti del Rimorchio è che non parlano quasi mai di sesso. Il fine di tutti i loro sforzi teorici e pratici è un'esperienza che non pare appassionarli più di tanto. Ma in fondo nessun atleta ama la coppa in sé per sé, ciò che ricerca è il riconoscimento della sua superiorità.
La figura all'estremo opposto è "il ragazzo vergine". Il mito della verginità si inserisce bene nel complesso di antitesi dei ruoli di genere: è un grande valore per le donne e il massimo disonore per gli uomini. Molti di quelli che si rivolgono ai Pickup Artist sono ragazzi che sentono di aver portato questo peso troppo a lungo e di essere pertanto dei perdenti, dei falliti, degli sfigati. È la competizione sociale che conta, e l'unico modo per vincerla è conquistare una ragazza.

Uno di questi ragazzi vergini fuori tempo massimo si chiamava Elliot Rodger. L'estate scorsa scrisse un'autobiografia in cui descriveva l'inferno di un ventiduenne vergine, un incubo paranoico in cui ogni coppia cospirava contro di lui, tutte le ragazze e i ragazzi ridevano alle sue spalle. Sviluppò da un lato una forte misoginia e dall'altro un'invidia smisurata per i maschi di successo. Si rivolse ai Pickup Artist, ma il loro metodo non funzionò e prese ad odiare anche loro. La mattina del 23 maggio, terminata l'autobiografia, accoltellò i tre coinquilini, uscì di casa, si diresse in macchina al campus universitario e iniziò a sparare a tutto quello che si muoveva. Uccise due ragazze e un ragazzo e ferì altre sette persone. Infine, mirando al suo vero nemico, si sparò in testa.

Foto di Mauro Sartori da Flickr - Licenza CC Creative Commons



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