Educare alle differenze, con i fumetti

di redazione di NoiNo.org

Educare alle differenze, con i fumetti

Si può fare educazione al genere e alle differenze attraverso il fumetto, l'illustrazione e la letteratura in generale? Da anni l'associazione culturale Hamelin ci scommette, attraverso BilBOlBul, il Festival Internazionale di Fumetto che propone all'interno del proprio programma un filone di esplorazione legato a identità, stereotipi, violenza di genere, e attraverso i laboratori formativi svolti durante tutto l'arco dell'anno con ragazze/i, adolescenti e insegnanti per promuovere la lettura come forma di educazione sentimentale. 
La 12a edizione del festival si svolgerà dal 22 al 25 novembre, e il tema è il fantastico, inteso come costruzione di mondi.
Ne abbiamo parlato con Elisabetta Mongardi, dell'associazione Hamelin.

Elisabetta, raccontaci le proposte a tematica di genere che presenta quest'anno il festival.

Ogni anno BilBOlbul ha un tema che lega tutte le mostre e gli incontri principali del festival. Il tema dell’edizione 2018 è il fantastico, che si intreccia a mostre e presentazioni di libri su questioni di genere. L'attenzione a queste istanze attraversa in realtà tutto il festival, in un percorso trasversale, una sorta di filo rosso. L'anno scorso, ad esempio, abbiamo fatto una tavola rotonda sulla rappresentazione della sessualità e sugli stereotipi di genere nel fumetto. Quest'anno abbiamo diversi appuntamenti particolarmente significativi per la nostra esplorazione di genere nel mondo del fumetto. 
Il giorno di apertura del festival, il 22 novembre, alle 17.30 alla Libreria delle Donne c'è la presentazione di Io sono Una con l'autrice, Una, la giornalista Linda Chiaramonte e Silvia Carboni della Casa delle Donne per non subire violenza. L'abbiamo voluta fortemente perché il libro ci è piaciuto molto e ci sembrava importante portarla alla Libreria delle Donne e farla dialogare con il centro antiviolenza della nostra città in occasione del 25 novembre. Il libro parla infatti di violenza e racconta la storia di Una, una di molte: è il memoir di un abuso ma anche la denuncia di un contesto sociale misogino.

Inoltre, tra le mostre principali che proponiamo quest'anno spiccano quelle di due autrici, una francese ed una svedese. Le opere della francese Amandine Meyer saranno in mostra al Museo internazionale e biblioteca della musica e all'albergo Al Cappello Rosso (dove, come succede ogni anno, una/o degli artisti ospiti rifarà una stanza). Lei è ancora inedita in Italia, ma durante il festival i suoi libri saranno disponibili nell'edizione francese (essendo tutti muti, non pongono il problema della traduzione). L'abbiamo invitata perché ci piace molto il discorso che propone sull'infanzia. Attraverso uno stile visivo piacevole e affascinante, racconta storie molto complesse e inquietanti. Si tratta di storie brevi, senza parole, ambientate in giungle coloratissime piene di elementi decorativi lussureggianti, abitate da bambine e bambini rappresentati secondo i cliché dell'infanzia (la bambina con le treccine, il bambino coi pantaloni corti), che sembrano quasi vecchie illustrazioni delle fiabe. Meyer riesce a trasformare questi cliché, mettendo in scena il lato più animale dell'infanzia e andando a toccare la sfera della sessualità. I bambini, nel momento in cui giocano, si scontrano, entrano in una dimensione di esplorazione del proprio corpo, in una ambientazione onirica che riprende tutti i temi della natura. È molto interessante vedere come Meyer giochi con la trasformazione dei corpi e racconti l'incontro/scontro tra i sessi. 

La seconda autrice, l'illustratrice svedese Emelie Östergren, esporrà i suoi lavori in una mostra a cura di Squadro Stamperia Galleria d'Arte, proponendo, con uno stile completamente diverso, la stessa operazione di Meyer: riprende alcuni personaggi iconici della letteratura per l'infanzia (per esempio, Alice o Pippi Calzelunghe) inserendoli all'interno di scenari un po' fantastici e un po' grotteschi. Oltre alla mostra da Squadro, Emelie farà una piccola mostra per bambini alla Libreria Trame, che inaugurerà il 22 novembre alle 16.30 leggendo uno dei suoi libri per bambini, "Lisa e la casa dei mostri", ancora inedito in Italia. Entrambe le autrici, pur essendo diverse a livello stilistico, hanno tanti punti in comune dal punto di vista poetico e dunque le facciamo incontrare, in un dialogo, sabato 24 novembre alle 16 all'Alliance Française di Bologna.

L'altro evento che rientra tra le mostre principali del festival è dedicato a ERCcOMICS, progetto europeo che utilizza il fumetto per fare comunicazione scientifica e che coinvolge la Sorbona, lo European Research Council e l'agenzia di comunicazione parigina La Bande Destinée. Tra le storie che fanno parte del progetto (tutte leggibili gratuitamente sul sito erccomics.com), ce n'è una che si chiama Beauty, disegnata dalle illustratrici Francesca Protopapa e Eleonora Antonioni e scritta da Massimo Colella, ed è ispirata alle ricerche di Giselinde Kuipers, professoressa di Sociologia all'Università di Amsterdam, sui canoni di bellezza: perché una persona è considerata oggettivamente bella o attraente? Come si formano i parametri che definiscono la bellezza  e in che modo influenzano la percezione che abbiamo di noi stesse/i? A queste domande risponderanno Giselinde Kuipers e le autrici di Beauty, in un incontro sabato 24 novembre alle 10.30 al Centro delle Donne/Biblioteca Italiana delle donne.
L'incontro fa parte anche di "In tumulto. Storie adolescenti identità", un progetto per adolescenti, promosso dalle Pari Opportunità del Comune di Bologna come modo per portare nelle classi dei licei l'educazione alle differenze e affrontare insieme, attraverso il fumetto, temi come la violenza di genere, gli stereotipi, l'identità. Abbiamo selezionato una bibliografia di storie a fumetti che trattano questi temi, realizzati da autrici e autori italiani e stranieri. I libri selezionati saranno esposti in una mostra bibliografica alla biblioteca Salaborsa Ragazzi (aperta dal 17 al 24 novembre), disponibili per essere sfogliati da tutte/i. "In Tumulto" prevede anche una serie di incontri (di cui "Beauty" è l'unico ad essere aperto, oltre che alle classi, anche al pubblico del festival) riservati alle scuole che partecipano al progetto, che coinvolgono Cristina Portolano, autrice di Quasi signorina e il recente Io sono mare, e Alice Milani, autrice, insieme a Silvia Rocchi, del graphic novel che dà il titolo al progetto, Tumulto, viaggio di due amiche in moto attraverso la ex Jugoslavia.

Qual è la metodologia con la quale Hamelin lavora all'interno delle scuole o in altri contesti educativi e formativi con ragazze e ragazzi, attraverso la letteratura, i fumetti, gli albi illustrati? Come usate le storie per riuscire a riflettere su certi temi all'interno dei percorsi laboratoriali che realizzate? 

L'idea di base è iniziare sempre dalle storie, da una suggestione narrativa, per poi arrivare al personale. Si lavora sulla narrazione in qualunque forma: libri, fumetti, film, canzoni, performance teatrali. Lavorando sulle storie, se un laboratorio funziona, si crea una situazione che permette ai ragazzi e alle ragazze di esprimere le loro opinioni attraverso l'identificazione coi personaggi delle storie. Così è anche più efficace andare a lavorare sugli stereotipi: quando si trattano questi temi, infatti, ci sono tante cose che non si dicono per paura o vergogna. Invece, con le storie si riesce a scardinare meglio certi blocchi. In fondo, le storie parlano di noi: quando raccontiamo un certo libro o un certo film in realtà raccontiamo di noi stessi e di certe parti di noi che magari non tiriamo fuori abitualmente. A questo servono le storie: se sono millenni che ce le raccontiamo, un motivo ci sarà, oltre al fatto che è divertente ascoltarle. 
L'altro punto cardine della nostra formazione è che non vogliamo dare risposte, ma complicare le cose. Dunque, quando trattiamo temi come la violenza o il bullismo, non ci interessa fare la lezione e dire cosa è giusto, cosa è sbagliato o come bisogna comportarsi di fronte a una certa situazione. Allo stesso modo, quando parliamo di identità - tema che di solito agli adolescenti preme molto perché si trovano in un momento in cui è importante darsi una definizione, ma farlo è forse molto più difficile che in altre fasi della vita - ci interessa arrivare alla complessità delle cose. Questo lo facciamo anche nei laboratori con gli adulti, non solo con gli adolescenti. L'idea è proprio che, non parlando di argomenti facili, è necessario andare a fondo e tirare fuori tutte le possibili contraddizioni. Lavorare su questi temi è importante anche come mezzo per scardinare gli stereotipi che ci portiamo dentro e di cui nemmeno ci accorgiamo. Raccontare le storie, riflettere sulle storie e reagire alle storie è un modo per farli venire fuori e iniziare a prenderne consapevolezza. Per noi la la presa di consapevolezza di sé e degli altri è fondamentale.

Come lavorate con le bambine e i bambini più piccoli? 

Con i piccolissimi lavoriamo soprattutto in situazioni laboratoriali, come ad esempio i campi estivi in Cineteca, dove la componente ludica è molto forte. Anche i laboratori sul tema dell'identità si svolgono in una dimensione giocosa e pratica: spesso abbiamo coinvolto illustratori, animatori e artisti che potessero guidare bambini e bambine nell'esplorazione dell'identità giocando con il corpo e il travestimento. 

Chi sono invece gli adulti che coinvolgete nelle vostre formazioni? 

Soprattutto insegnanti, bibliotecari/e, librai, educatori ed educatrici, chi lavora nel sociale. Sostanzialmente chiunque abbia a che fare direttamente con ragazzi e ragazze e con la lettura. Inoltre ci sono anche tante persone che partecipano perché sono interessate, anche se fanno tutt'altro nella vita. 



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