"Quel giorno che mio padre mi disse..."

di redazione di NoiNo.org

Condividiamo le riflessioni di Andrea sull'educazione familiare, sul valore dell'esempio, sui lavori "da uomini" e "da donne".

Sin dal debutto di NoiNo.org, Andrea ha aderito alla nostra campagna e spontaneamente se ne è fatto promotore all'interno del suo luogo di lavoro, la CGIL di Bologna, tra colleghi, amici, dirigenti (nella foto lo vedete con Valentino Minarelli dello SPI). Il sindacato naturalmente segue e diffonde varie iniziative su temi sociali. Ma noi abbiamo chiesto ad Andrea un contributo che partisse proprio dal suo vissuto di uomo, in prima persona. Siamo contenti di condividerlo con voi. Che ne pensate?
 
"ll 25 aprile di quest'anno Alessandro Bergonzoni a Monte Sole, durante il suo vulcanico monologo contro la violenza sulle donne ad un certo punto disse: "Parliamo di educare al rispetto nelle scuole medie: è troppo tardi... nelle scuole elementari... troppo tardi... all'asilo... troppo tardi... Bisogna partire dalla famiglia. Da subito."

Pensai: come è vero. Gli elementi primari partono dai modelli e dai messaggi familiari. Poi la dimensione del sociale, partendo dalla scuola materna in su, sicuramente pesa, così come le esperienze che si vivono. Ma si comincia dalla casa, dal rapporto coi genitori.

Alla soglia dei sessant'anni ancora ricordo una "chiacchierata", come la chiamava lui, che mi fece mio padre quando avevo cinque anni: mi parlò del lavoro e dei lavori, della dignità e del rispetto che bisognava portare ad ogni lavoro onesto e a chiunque lo facesse, sia uomo che donna, questo per dirmi di portare rispetto al lavoro di cura della casa e di noi che faceva mia madre.

Mi disse che era un lavoro uguale al suo, anche se non veniva pagato da nessuno, e con la stessa dignità e che dovevo rispettarlo. Ma anche imparare a farlo perché avrei accresciuto la mia autonomia e da grande, anche senza tanti soldi, se sapevo fare, avrei potuto avere una vita dignitosa.

Mi disse con il dito teneramente puntato verso di me, come usava fare e come ho mutuato nel tempo anch'io, che mia madre andava rispettata, come tutte le donne vanno rispettate, e andava rispettato il lavoro che svolgeva e ciò che esso produceva, a ogni livello, perché era parte del sistema della famiglia.

Ricordo perfettamente l 'esempio che mi fece: "Vedi io posso lavorare bene e portare a casa i soldi con cui abbiamo comprato il televisore per guardare le Olimpiadi perché lei si prende cura di tutto il resto, ma poi io l'aiuto in casa quando posso perché così ci sediamo prima tutti davanti al televisore."

Io ho imparato a fare il lavoro di cura, di famiglia , ma soprattutto a non diversificare per genere e nemmeno gerarchicamente il lavoro. Nel mio lavoro non ho mai digerito la differenza fra attività di concetto ed esecutiva né tantomeno fra lavoro maschile e femminile, mi viene sostanzialmente di integrarli, così come in famiglia.

In trent'anni io e Greta abbiamo sempre fatto entrambi di tutto in casa senza dover definire ruoli e misurare impegni. Un patto l'abbiamo stabilito: quando qualche amica chiede se collaboro in famiglia e cosa faccio, Greta risponde semplicemente che non si può lamentare…"



1 Commenti


ANNAMARIA BENIGNI
23/12/2013

CARISSIMI LEGGO OGGI LA VOSTRA POSTA, MI FA MOLTO PIACERE RICEVERLA IO FACCIO L'OPERAIA E NE SONO FIERA HO UN DIPLOMA ANZI DUE..... MA MI CHIAMO ANNAMARIA è GIà QUESTA è LA MIA IDENTITà DI DONNA. NON MI SENTO PER NIENTE INFERIORE AD UNA DONNA CHE COPRE RUOLO DIVERSO DAL MIO NOI SIAMO DONNE NON PER IL SOCIALE MA PER L'ESSERE.QUELLO CHE HO TROVATO SCRITTO NELLA VOSTRA LETTERA è BELLISSIMO IL RISPETTO TRA I DUE GENERI MASCHILI E FEMMINILI NON RIGUARDA IL SOCIALE è QUALCOSA CHE VA OLTRE. VI RINGRAZIO DI CUORE BUONE FESTE


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